Sarà capitato anche a voi di aver un bel mal di testa dopo una mangiata epocale, vero?

Beh, a meno che non intendiamo usarlo come scusa… possiamo usare il cibo stesso per limitare i danni. Il segreto è cercare di rendere le cose più facili al nostro povero fegato utilizzando un’alimentazione detox!
Via libera quindi ai cibi amari che stimolano la produzione di bile come i cardi, i carciofi, gli asparagi e la cicoria.
Possiamo abbinarli a cibi diuretici che aiutano a depurarci come delle belle insalate e dei succhi di frutta e verdura freschi.
Altrimenti fatevi ispirare dal post di Samantha “Fegato spappolato” ( anche io ho fatto quella faccia quando ho letto questo titolo…).
Ma invece da cosa dobbiamo stare alla larga?
Il problema non sono i cibi che si trovano in natura ma l’intervento dell’uomo.
Ci ostiniamo a consumare consapevolmente o inconsapevolmente del cibo che arriva da molto lontano che richiede lunghi viaggi e per affrontarli e arrivare nelle nostre case decentemente ha bisogno di conservanti come l’anidride solforosa.
Rappresentante di questa categoria è, per esempio, la frutta secca. Benché in Italia se ne produca, è anche vero che se ne importa la maggior parte.
Se vogliamo dirla proprio tutta è vero anche che molti di noi sono pigri e la amano già bella pronta, sgusciata e in monoporzione confezionata in sacchetti pieni di informazioni incoraggianti perché il suo consumo può solo che giovare alla nostra salute.
La verità è che sarebbe meglio se consumassimo frutta secca italiana ancora da sgusciare e non tostata.
Non dimentichiamo che anche la frutta secca, come le granaglie, può contenere aflatossine per problemi di stoccaggio.
Una classe di alimenti più scontata ivece è quella degli insaccati trattati con polifosfati e nitrati o tutti i cibi ricchi di glutammato come gli insaporitori o i formaggi fermentati.
E ora il colpo finale…il vino!
Purtroppo, in questo caso, il problema principale del vino sono i solfiti (tra i quali l’anidride solforosa) che sono dei conservanti presenti naturalmente nel vino ma, talvolta, vengono aggiunti in forma artificiale specialmente nel vino bianco.
Naturalmente più il vino risulta scadente più verranno aggiunti solfiti.
Naturalmente il tutto è condizionato dalla reazione individuale. Non tutti reagiamo allo stesso modo agli stimoli.
Quindi attenzione a questi addittivi (possono essere indicati in etichetta anche con le sigle che vanno da E220 a E228) specialmente quando, ad esempio, l’anidride solforosa viene utilizzata per limitare il deterioramento di frutta, carne e pesce.
La legge impone che i solfiti vengano dichiarati in etichetta solo quando si riscontrano concentrazioni maggiori di 10 mg/kg ma quindi non è detto che laddove non sia dichiarato il trattamento non sia avvenuto.
Comunque, nel caso il mal di testa vi colga comunque vi ricordo il rimedio che mi ha insegnato Samantha. Strofinatevi fronte e tempie con olio essenziale di menta. Formidabile! Da quando me lo ha detto lo porto sempre con me, non si sa mai!
Laura Faedda
6 febbraio 2017 at 19:11
Molto particolare questo rimedio di nonna Amalia che mi sento di suggerire a chi soffre di indomabili emicranie: Affettate una patata, le fette devono essere sottili, ma non troppo, altrimenti si asciugano subito. Ricoprite tutta la fronte, comprendendo le tempie, fino all’attaccatura dei capelli con le fette di patata. Per tenere ben ferme e a contatto con la zona dolente le patate, cingetevi la fronte con un fazzoletto grande, ripiegato in modo da formare una fascia alta, stringetelo più che potete più che potete e annodatene i capi dietro la nuca. Il sollievo sarà notevole!
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6 febbraio 2017 at 19:16
Ma davvero? Questa mi giunge proprio nuova! Chissà perché funziona. Io sapevo di caffè e limone ma è talmente raccapricciante che non ci proverei mai. Pensa che una volta mia mamma per farmi passare il mal di gola mi ha fasciato il collo di ricotta…il risultato è che oltre ad essere sempre malata puzzavo anche di bestia! Grazie per aver condiviso il rimedio di nonna Amalia. Io e Samantha abbiamo apprezzato molto! Laura
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7 febbraio 2017 at 11:03
Posso rinunciare a tutto, ma un calice di buon rosso quando mangio, no. Di solito prendo bottiglie senza solfiti e di produzione biologica…certo costano di più (parecchio) ma non ci si può privare di un simile piacere, non trovi? 😉
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7 febbraio 2017 at 11:06
Certo! L’importante è puntare sulla qualità. Magari meno ma più buono e salutare. Laura
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7 febbraio 2017 at 11:06
E’ esattamente quello che pensavo… 😉
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