Oramai da anni mi occupo di qualità degli alimenti e ho avuto modo di considerarla da moltissimi punti di vista.
Per assicurare la qualità si usa molta carta, si scrivono lunghissime procedure che descrivono minuziosamente dai più semplici ai più complicati processi produttivi. Le filiere si tracciano e i prodotti si rintracciano e tutto si certifica.
L’importante è che sia sempre certificato.
In tutte le aziende certificate la compilazione dei fogli prende più tempo della fabbricazione dei prodotti stessi.
Riusciranno davvero a fare quello che scrivono?
Prendiamo ad esempio il miele.
Si è già scritto e detto di tutto sulle stranezze di questo settore. Pare che ci siano paesi che producono più miele di quello che potrebbero visto il quantitativo dei loro alveari. Pare che l’origine del miele si perda tra i mille passaggi tra i diversi angoli del pianeta. Come se non bastasse pare che in buona parte sia spacciato per miele qualcosa che miele non è. Per questo gli analisti che lavorano in qualità come me si affaticano a rincorrere le trovate dei disonesti. Trovata un’analisi per svelare una truffa si inventa una nuova truffa e non si finisce mai.
Inutile fare discorsi tecnici, politici ecc
La domanda è: ma il consumatore medio quali elementi ha a disposizione per scegliere un prodotto di qualità?
Nel caso del miele vi propongo di cercarvi un apicoltore di fiducia. Andate a comprare direttamente da lui, farete bene alla sua economia e avrete più garanzie. Potrete chiedergli tutto quello che volete sul prodotto che state acquistando, potrà aiutarvi a scegliere, imparerete delle cose e potrete vedere con i vostri occhi la realtà che avete davanti. Un piccolo produttore difficilmente si attrezzerà per attuare gli imbrogli dei più grossi. Non arriverà a vendervi del miele finto fatto in laboratorio. Inoltre, se qualcosa non vi dovesse convincere sapreste dove trovarlo per chiedergli di chiarire i vostri dubbi.
Naturalmente preparatevi a pagare un po’ di più del vasetto di miele del supermercato, la qualità ha il suo costo. Meglio però pagare di più per il prodotto e non per tutti i fogli di carta che lo accompagnano, per trasporti lunghissimi e per i vari intermediari. Resta bene inteso che chiunque venda miele è soggetto ai controlli del nostro sistema sanitario quindi non è che stareste comprando alla cieca, ci mancherebbe.
Una volta a casa potete controllare meglio la merce che avete comprato. Io non sono un’intenditrice e ho fatto qualche domanda a chi il miele lo produce e, confrontando le risposte ho selezionato quelle che mi hanno dato tutti.
- Prendete un bicchiere di acqua fredda e tuffateci dentro un cucchiaino con del miele. Un miele di buona qualità non si scioglierà facilmente e tenderà a restare adeso al cucchiaino.
- Tranne il miele di acacia, di melata e quello di castagno, che sono liquidi, gli altri tendono a cristallizzare velocemente specialmente a basse temperature, è un processo normale. Nel miele di buona qualità la cristallizzazione è uniforme e l’aspetto è più scuro rispetto a quello tagliato con zuccheri estranei. Il miele millefiori che resta sempre liquido probabilmente è stato scaldato e avrà perso tutte le qualità benefiche per le quali lo abbiamo comprato.
- Non aspettatevi di trovare del miele di buona qualità nelle preparazioni alimentari (specialmente di bassa gamma) che comprate. In questo caso parliamo di miele industriale che sarà di qualità scadente.
- Il miele naturale non presenta terreno favorevole per batteri, lieviti e muffe ma se si aggiunge acqua oltre una certa misura possono verificarsi delle fermentazioni ad opera dei suddetti microrganismi. In questo caso si formerà schiuma e un colore e un odore anomali.
Il messaggio che vorrei far passare è sempre il solito: riconosciamo il valore della qualità!
Non possiamo pretendere di comprare un prodotto di qualità ad un prezzo impossibile pensando che le economie di scala facciano miracoli. Per mantenere i prezzi bassi i produttori da qualche parte dovranno risparmiare e allora chi se ne frega se il miele non è proprio miele, se è dichiarato italiano ma non si sa da dove arriva, se a produrlo sono state le api (magari trattate con antibiotici) di qualche apicoltore sottopagato e dall’altra parte del pianeta (magari dall’area più inquinata).
Comprando merce scadente in realtà strapaghiamo quello che stiamo comprando buttando via i nostri soldi.
Ricordiamoci che siamo noi ad avere il controllo, il mercato ci venderà quello che vogliamo comprare.
Per finire in bellezza vi ho riservato una sorpresa, che ne dite di uno scrub viso con miele e curcuma?
Seguite il link e scoprirete chi del gruppo di Food & Beauty lo ha ideato
Siete curiosi di natura come me? Allora non vi resta che scoprire post dopo post cos’hanno combinato le mie colleghe del gruppo di Food & Beauty a proposito del miele. Iniziate con lo scrub viso con miele e curcuma, al suo interno troverete un altro link. Ci siamo ispirate al miele in modi diversi!
24 febbraio 2018 at 1:54
“Non possiamo pretendere di comprare un prodotto di qualità ad un prezzo impossibile pensando che le economie di scala facciano miracoli.” PAROLE SANTE!
Ho recentemente frequentato un corso di analisi sensoriale del miele e purtroppo devo dire che di test fattibili da casa per controllare se un miele è autentico proprio non ce ne sono. È possibile individuare mieli non conformi se sono stati contraffatti o adulterati in maniera molto grossolana.
Se sono invece stati, passami il termine, “contraffatti/adulterati ad arte” è difficile averne la certezza anche con test di laboratorio.
Purtroppo il miele è un prodotto molto poco conosciuto dalle masse, tante persone pensano ancora che un miele cristallizzato sia stato fatto con lo zucchero o che tutti i mieli siano dolci.
Non è certo obbligatorio sapere per filo e per segno come viene realizzato un alimento, ma certamente la conoscenza può farci fare un grande scatto di qualità quando ci troviamo a scegliere che cosa comprare.
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24 febbraio 2018 at 2:18
Luca, sapevo che avresti dato un importante contributo a questo post! Dal momento che il consumatore medio è disarmato nei confronti dei truffatori non gli resta che porsi delle domande davanti ad un prezzo sospetto o quando compra attraverso un canale di vendita che non è in grado di dare certe garanzie. Spesso i piccoli produttori di miele fanno gli apicoltori come secondo lavoro o per passione e credo che la truffa possa essere per loro antieconomica. Spesso non hanno sufficienti conoscenze per imbrogliare a regola d’arte. Resta il fatto che l’apicoltore vicino a casa tua lo puoi guardare in faccia e decidere se fidarti o no. Non è cosa da poco! Invito chi legge a passare a visitare il tuo bellissimo blog per capire tante cose in più sul fantastico mondo delle api. Grazie per il tuo contributo.
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24 febbraio 2018 at 7:18
Grazie a te! Buona giornata !
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24 febbraio 2018 at 10:59
La qualità, si vede in ogni cosa, per cui non lamentiamoci, se ha un costo!
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24 febbraio 2018 at 13:54
Bell’articolo 😊
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25 febbraio 2018 at 18:57
Mi sono ritrovata molto nelle tue valutazioni che sono quelle che da anni facciamo in famiglia per scegliere i prodotti da acquistare: scegliere il km 0, preferire il prodotto dell’apicoltore o della fattoria a quello della distribuzione di massa, seppur con certificazione Bio, scegliere un approccio selettivo che magari non garantisce la sicurezza, ma almeno una certa consapevolezza critica, quella forse sì!
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25 febbraio 2018 at 20:56
Sì infatti, non garantisce la sicurezza ma almeno è frutto di un ragionamento e poi io provo soddisfazione quando cucino se conosco la storia dei prodotti che uso. Quando cucino per gli altri potrei descrivergli ogni pietanza parlando non solo di come l’ho realizzata ma anche raccontandogli di chi ha prodotto le materie prime. Poi è chiaro che non sempre interessa a tutti quindi rispondo solo se interrogata.
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2 marzo 2018 at 15:11
Bell articolo. Problemi con lo scrub: non lascia colorati di giallo? Io una volta mi sono fatta una maschera olio di cocco e curcuma e mi sono stramaledetta nei giorni successivi che andavo a giro parevo itterica
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2 marzo 2018 at 15:17
Anche io mi sono chiesta la stessa cosa. L’effetto Simpson non mi piacerebbe affatto 😉 comunque bisognerebbe chiedere all’autrice della ricetta. Io non ho ancora provato…
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