Non mi sono mai sentita in colpa di aver mangiato troppa frutta per paura che i suoi zuccheri potessero nuocere alla mia salute.
La frutta contiene naturalmente fruttosio ma mangiare un frutto non è la stessa cosa che mangiare la quantità corrispondente di fruttosio puro che come sappiamo nuoce al fegato, crea problemi di ipertensione e ci fa aumentare di peso. D’altronde mangiare barbabietole non è la stessa cosa che ingurgitare la quantità di zucchero che da queste si estrae.
Questo succede anche con le vitamine. Le vitamine sotto forma di integratori non hanno lo stesso effetto benefico che avrebbe l’assunzione del cibo dal quale provengono.
Ma perché questo avviene? Sono stati condotti molti studi a riguardo ma le risposte non si sono trovate ancora tutte però un fatto importante resta, Madre Natura ha sempre ragione.
Nella frutta, oltre al fruttosio, ci sono le fibre, gli antiossidanti e fitonutrienti che non permettono al fruttosio di nuocerci.
Inoltre il potere saziante di un frutto non può reggere il confronto con un bicchiere di bibita zuccherata.
La bibita ricca di zuccheri aggiunti farà impennare la glicemia che determinerà una certa risposta insulinica ma dopo poco tempo si instaurerà una condizione di ipoglicemia e i livelli di zucchero saranno più bassi di quelli che si potrebbero misurare a digiuno. Il corpo percepirà un messaggio di pericolo e per non farci morire di fame rifornirà il sangue di grassi per fornirci la giusta energia. Questo meccanismo, a lungo andare, può provocare dei problemi come l’insulinoresistenza e un conseguente ed eccessivo accumulo di zuccheri nel sangue che causa svariati e pericolosi problemi.
Sostituire dello zucchero aggiunto con un frutto attenua il picco glicemico evitando gli inconvenienti di cui sopra e mantenendo più a lungo il senso di sazietà.
La bella notizia è che anche chi è affetto da diabete di tipo 2 non deve limitare il consumo di frutta. Dagli studi effettuati pare che non ci sia un limite da osservare nell’assunzione di frutta.
Consumare frutta durante i pasti principali può quindi aiutarci a gestire il picco glicemico provocato dagli altri alimenti consumati come ad esempio il pane.
I miei pasti sono composti principalmente da frutta e verdura e vi posso assicurare che questo regime alimentare da dipendenza anche se non so spiegarvi esattamente perché.
Sono sicura però che la mia fissazione con i dolci è sicuramente svanita. Mi piacciono ancora moltissimo ma mi limito a consumarli solo in certe occasioni senza particolari problemi.
Insomma non sembro più una drogata in preda a crisi di astinenza da zucchero.
Qualcuno di voi ha esperienze simili da condividere?
Immagine tratta da: https://pin.it/szddk53ebgjauz
6 dicembre 2017 at 3:30
Ciao Laura, mi chiedevo… Ma il fruttosio che si compra al supermercato non è lo stesso che c’è nella frutta? Nel senso il fruttosio come molecola non dovrebbe essere identico?
Mi sto interessando di zuccheri e mi farebbe piacere leggere qualcosa di più in merito, se hai qualche link in merito a questa notizia vado a leggere volentieri. Non sono un medico e nemmeno un chimico ma essendo il miele un alimento zuccherino mi sforzo di capirci comunque qualcosa.
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6 dicembre 2017 at 17:49
Ciao Luca, il fatto che sia identico purtroppo non conta. Ha un effetto diverso quando viene assunto con l’alimento. Se bastasse assumere molecole isolate si potrebbe vivere di integratori (a patto di essere disposti a rinunciare al piacere di mangiare) ma finiremo per avere una serie di problemi. Da anni si discute sulla validità degli integratori proprio per questo motivo. Mangiare delle arance non è la stessa cosa che assumere vitamina C.
Per approfondire posso segnalarti qualche articolo come questo: Meyer BJ, van der Merwe M, du Plessis DG, de Bruin EJ, Meyer AC. Some physiological effects
of a mainly fruit diet in man. S Afr Med J. 1971;45(8):191–5.
Oppure questo: Madero M, Arriaga JC, JalalD,et al.The effect of two energy restricted diets, a low fructose diet versus a moderate natural fructose diet, on weight loss and metabolic syndrome parameters: a randomized controlled trial. Metab Clin Exp. 2011;60(11):1551–9.
O anche questo: Petta S, Marchesini G, Caracausi L, et al. Industrial, not fruit fructose intake is associated with the severity of liver brosis in genotype 1 chronic hepatitis C patients. J Hepatol. 2013;59(6): 1169 –76.
Sono articoli scientifici in inglese molto interessanti.
Se mi scrivi in che senso vuoi approfondire lo studio degli zuccheri vedo come posso aiutarti.
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7 dicembre 2017 at 17:51
Grazie mille per la risposta! Stasera vado a leggermi con calma gli articoli. Effettivamente anche in apicoltura si pensava che dare zucchero alle api (saccarosio) fosse la stessa cosa che permettere loro di nutrirsi col nettare dei fiori, in realtà nutrendo le api con sciroppo di zucchero a lungo andare spuntano diverse problematiche sanitarie. È un po’ come se noi mangiassimo tutti i giorni al fast food: non muoriamo di fame ma le nostre condizioni di salute tendono a peggiorare col tempo. Nei forum di apicoltura se ne sentono dire di tutti i colori sugli zuccheri per cui mi servirebbe una bella infarinatura di chimica per distinguere la realtà dalle leggende metropolitane/bufale. Per ora ho trovato il libro “chimica organica forum dummies” e per uno come me che in chimica è all’abc sembra più che valido. È una materia molto affascinante!
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7 dicembre 2017 at 18:14
Ah adesso ho capito! Vedi allora che i conti tornano sempre alla fine. Gli allevamenti intensivi sono nati con queste intenzioni, risparmiare sui costi e sui tempi ma il risultato lo conosciamo bene. Le api hanno bisogno di andare sui fiori per tantissimi motivi che ignoro ma se la natura ha deciso così sarà difficile sostituirsi alla sua perfezione nemmeno con gli studi più meticolosi. Fai bene a studiare e informarti perché la curiosità è una dote meravigliosa. L’importante è non perdere la bussola della natura. A me è successo ma poi sono tornata indietro nei miei passi. Per me bilanciare le razioni per gli animali da reddito era un gioco e gli studi sulla nutrizione animale finalizzata alla produzione mi hanno sempre entusiasmato. Alla fine però mi sono resa conto che non è giusto. Ogni essere vivente deve seguire la sua natura.
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7 dicembre 2017 at 23:50
Concordo pienamente con te Laura, credo sia molto importante conoscere il più possibile sulla biologia degli animali (uomo incluso) perché grazie a questo si può cercare di volgere i propri sforzi verso uno stile di vita più naturale.
Se si pone il fattore etico al primo posto va da sè che gli allevamenti intensivi non dovrebbero proprio esistere. Nel nostro piccolo si fa il possibile per sensibilizzare, è spesso un lavoro ingrato ma sicuramente molto importante.
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7 dicembre 2017 at 23:53
Mi fa piacere sapere di essere in buona compagnia. Spero di incontrare sempre più persone con questo tipo di sensibilità.
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6 dicembre 2017 at 7:43
Anche io consumo molta frutta e verdura. L’estate per me è il periodo migliore! C’è un però, i dolci mi piacciono ancora molto😔, in quelli casalinghi, dove è possibile, sostituisco lo zucchero bianco, con quello integrale o con il miele😉
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6 dicembre 2017 at 17:53
Anche io per fare i dolci uso lo zucchero integrale ma ribadisco che li adoro e sono una delle mie debolezze e mi piace anche molto cucinarli. È che rispetto a prima sono davvero meno dipendente. Secondo me, mangiando più fibre ho dei picchi glicemici meno alti rispetto a prima e vado meno in astinenza. Per me è una liberazione!
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7 dicembre 2017 at 17:18
Io ho notato che più mangio sano, più apprezzo i sapori, che sento più intensi e ricchi di sfumature e meno mi piacciono i cibi troppo zuccherati e aromatizzati artificialmente. Anche per il sale è la stessa cosa. Un palato disintossicato, a mio parere, apprezza la naturale sapidità di certe verdure, che quasi non necessita di aggiunta di cloruro di sodio.
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7 dicembre 2017 at 17:21
Sono completamente d’accordo con te. A me è successa la stessa cosa. Per molte persone infatti cucino insipido e anche io non apprezzo più i cibi troppo dolci. In effetti sono diventata molto esigente e prediligo i cibi non troppo elaborati dove riesco ancora a sentire il sapore autentico delle materie prime.
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8 aprile 2018 at 16:59
Interessantissima questa discussione e questo articolo. Complimenti!
Vado a leggere subito gli articoli scientifici!
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26 settembre 2018 at 17:15
Mi dispiace leggere soltanto ora il tuo commento, grazie e perdonami!
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6 novembre 2018 at 13:35
L’ha ribloggato su Antonella Lallo.
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